Il bell’editoriale di Gaspare Polizzi sul “Corriere
Fiorentino” di oggi (La sceriffa disarmata) è dedicato alla preside del Liceo di Porta Romana, dove
una netta minoranza di studenti, sostenuti dai loro genitori, ha occupato per molti giorni la scuola, impedendo che si svolgessero le lezioni. Il danno
così causato alla comunità scolastica e alle casse dell'erario è stato
gravissimo. È naturale che l'autorità giudiziaria ne chieda conto e ancor più
che la scuola prenda le opportune misure educative affinché i ragazzi imparino a
rispettare le regole, la cosa pubblica, i loro compagni e i soldi dei
contribuenti. Naturalmente i genitori sostengono i loro “bambini”. Infatti
sembra proprio che tali li vogliano mantenere e che con il loro atteggiamento
iper-protettivo impediscano loro di crescere nella consapevolezza che oltre ai
diritti devono essere salvaguardati anche i doveri. In altri contesti sociali
europei sarebbe inverosimile una situazione del genere, tanto grave quanto poco
seria, per parafrasare uno dei pochi intellettuali che al potere di ogni colore
non fu per niente organico. I fanciulli sono stati in grado di farsi beffa di
una comunità di oltre 1500 persone, di passare nottate dentro la scuola, di
prendersi gioco di preside, professori, impiegati e compagni, ma non li si
riconosce meritevoli di una sospensione da 10 a 15 giorni (solo per qualcuno si
arriva a 21) e ci si attacca a qualche manchevolezza formale per
impedire che i pargoli debbano pagare per le conseguenze della loro supponenza,
della loro violenza e della loro irresponsabilità.
In tutta la faccenda ha stupito più di ogni altra cosa
che alla ferma compostezza civica e morale della Preside Addabbo abbia
corrisposto la quasi assoluta latitanza delle autorità scolastiche a sostegno
della dirigente e del principio di legalità. A parte la vicinanza espressa dal
sottosegretario Toccafondi, nessun altro ha sentito la necessità di essere
solidale con la collega, di stare accanto a lei, che so, per una quindicina
di minuti durante le intere mattinate che Annamaria Addabbo, insieme a molti
suoi docenti, ha trascorso all'esterno della scuola. Il baco uscito dalle muffe
ideologiche di un passato che vorremmo laicamente lontano continua a credere che
i bravi dirigenti siano quelli che evitano i conflitti e che se questi ci sono
la colpa è loro: poco flessibili, poco comunicativi, poco inclini al "volemose
bene" che tanto odiava l'intellettuale di cui sopra e che invece caratterizza la
nostra visione – così provinciale e così privata – delle istituzioni
pubbliche. Per certa gente un leader davvero carismatico non viene mai messo in
discussione dagli studenti e dal personale in genere. Questa infantile miopia
che accomuna adolescenti e adulti rimasti tali (e non a caso ideologicamente fermi agli anni settanta), non contribuirà a creare un bel futuro. I segni ci
sono tutti per capirlo, ma agli accecati dall'ideologia questo non interessa.
Per certa gente contano solo i diritti, o presunti tali, e guai se qualcuno non
è disponibile a capirli e magari osa chiedere che le leggi vengano
rispettate. I leader carismatici, si sa, non hanno bisogno
di ricorrere alle regole e chissà se a forza di magnificarli prima o poi
qualcuno si materializzerà sul serio. (Valerio Vagnoli)